lunedì 12 marzo 2018

Scoprendo la penna di... Claudio Bolle


Stiamo seguendo con grande attenzione i suoi video nel gruppo UPA (Un pianeta Artistico) e pur non essendo un’amante del genere storico, Lui è riuscito a catturare l’attenzione di Concesion, affascinandola e facendola entrare in un mondo non solo pieno di storia, ma anche di vicende e intrighi molto interessanti. Non abbiamo resistito e lo abbiamo intervistato. Oggi è la volta di Claudio Bolle.

   

  Quando hai iniziato a scrivere e perché?
Circa tre anni fa, mi ronzava in testa la storia che poi ho raccontato in sei volumi, il sesto non ancora finito e non sarà l’ultimo. Dopo il primo sono stato spinto a continuare da un amico e ancor più quando, meno di un anno dopo, ho ricevuto la proposta da una CE non a pagamento. La storia è un tantino più complicata, ma alla fine è stato così.

     Scrivere è una fuga dalla realtà?
Solo in parte. La storia che narro, che finora è sempre la stessa, per quanto stia lavorando anche ad altro, immagina un mondo quasi utopico, in cui i migliori principi illuministici sono iniettati in una società, quella Romana del primo secolo (per loro dell’ottavo) che, oltre a essere molto progredita e civile, ha sicuramente posto le basi della cultura e quindi della società occidentale.

      Scrittura, lettura e dislessia, ci hai mai pensato?
No. Non conosco nessun dislessico, ho sempre letto fin da piccolo e molto. Se ricordo bene, a 13 anni avevo già letto tutto Salgari e attaccavo Conan Doyle. Ho sempre trovato Topolino un fumetto molto formativo, dal linguaggio e dalle citazioni e lo leggevo regolarmente. Geniali le trasposizioni dei classici, delle quali conservo gelosamente una raccolta.

      Parlaci del tuo primo lavoro in due righe
È l’inizio di tutto. Dopo la vasta ricerca per determinarne i punti fondamentali, quali periodo storico, protagonisti e altro, è uscita una sorta di diario, che racconta come in due settimane quattro persone della nostra epoca e tre militari alleati della 2a guerra mondiale arrivino a Roma e riescano a ritagliarsi dei ruoli alla Corte di Tiberio.

     Parlaci del tuo ultimo lavoro in due righe
L’ultimo pubblicato non è altro che il seguito del secondo, entrambi con un lasso temporale più ampio e una situazione molto mutata rispetto al primo: a mano che il tempo passa i protagonisti iniziali entrano sempre più nelle logiche dell’impero e questo nelle loro.

      Cosa è cambiato tra il primo e l’ultimo?
Salvo la situazione, quasi nulla. Credo di percepire e alcuni me l’hanno fatto notare, un progredire nello stile, tanto che lo scorso autunno ho deciso di fare una seconda edizione del primo, più in linea con il mio stile attuale.


     Il tuo autore preferito, perché?
Più di uno, a seconda dei generi: Asimov e Bradbury per la fantascienza, Tolkien per il fantasy, Wilbur Smith (non tutto) per l’avventura, senza dimenticare Salgari e Kipling, che hanno condizionato le mie simpatie di ragazzino.

    Come è cambiato il tuo lavoro con l’impatto del digitale?
Il lavoro di scrittore? Per nulla, è nato digitale, credo di non riuscire quasi a scrivere a mano. Uso attivamente il computer fin dai primi anni ’80, quando il mouse non era ancora stato inventato. Allora solo per lavoro, anche se a casa avevo uno ZX Spectrum. Poi mi sono sempre tenuto al passo.

  Tu e i social network?
Il minimo indispensabile, sono un solista un po’ misantropo.

    Cosa fai prima di scrivere?
Mi rifaccia la domanda (cit). Niente di particolare, salvo assicurarmi di avere acqua o Coca Cola a portata di mano.

     Ricevuti rifiuti? Come hai reagito?
Immagino che le CE che non hanno stampato le mie opere mi abbiano rifiutato, senza dirmi nulla. Peggio per loro, non si rendono conto di cosa si sono persi.

      Musa ispiratrice?
Nessuno in particolare. Situazioni vissute, talvolta, nelle più svariate occasioni.

     Tu e il sociale? Cosa ne pensi?
Non mi sono mai impegnato. Mi considero molto a sinistra in linea teorica, ma al tempo stesso vedo dei limiti nell’attuale pensiero di sinistra. Troppo solista, troppo egocentrico e troppo pigro.

    Perché leggere i tuoi libri?
Primariamente per passare delle ore in un mondo diverso. E per divertirsi attraverso le avventure, spesso piccanti, dei protagonisti. Poi per conoscere aspetti poco noti della civiltà della quale, bene o male, siamo gli eredi, per quanto spesso sembra che ce ne vergogniamo, forse perché dei cretini hanno usato i suoi simboli a sproposito. Tra tutti, la svastica, simbolo d’amore e di buon auspicio per due religioni, oggi associata a tutt’altro. Anche dettagli come questo vengono spiegati.
Ma soprattutto i protagonisti sono persone normali, che potremmo incontrare per strada, con i loro problemi personali, le loro idiosincrasie e i loro difetti. Ma che, come molta gente comune, posti in situazioni critiche, sanno tirar fuori l’eroe.

 .   Descriviti in tre parole
Pignolo. Effervescente. Pigro.

   Consigliaci un collega
Massimiliano Colombo. Mi piace il suo genere e come scrive: un’accuratezza storica incredibile, uno stile epico. Lui pubblica con grosse CE, ma è così gentile da accogliere i miei libri sulla frequentata pagina dei suoi, senza mai mancare di fare un complimento. E forse è stato un suo romanzo a spingermi a scrivere i miei, quando ancora non avevamo un rapporto personale.

   Eventi futuri
Continuare la Saga e altri progetti più o meno in cantiere.
In uscita una breve biografia romanzata dell’Imperatore Tiberio, collegata alla Saga.

    Contatti
E il trailer della trilogia: https://www.youtube.com/watch?v=sKxrgymFAz4

Le redazioni di Musa Distorta e In giro con l’arte ti ringraziano e ti augurano in bocca al lupo per i lavori futuri, siamo certi che saranno sempre un grande successo.


 


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